Arteterapia

“Ogni opera d’arte è per me domanda e risposta” – E. Chillida

Un po' di storia

L’arteterapia è una disciplina abbastanza giovane, anche se possiamo trovare le sue radici già nell’antichità.

Sia la AATA (American Art Therapy Association) che la BAAT (British Association of Art Therapists) concordano su un aspetto fondamentale: l’arte che diventa strumento di sviluppo personale, di benessere fisico, mentale ed emotivo, una privilegiata via di comunicazione della nostra interiorità.

Sviluppatasi soprattutto dopo la II Guerra Mondiale, per affrontare i traumi di un’intera generazione di soldati e vittime del conflitto, già nell’antichità si trovano evidenti tracce di arteterapia. Egizi, greci e romani credevano nel potere catartico dell’arte: disegno, musica e teatro favorivano, secondo loro, la fuoriuscita delle emozioni, portando poi ad un rinnovato equilibrio e serenità. Con il Rinascimento si verifica un blocco: l’arte diventa materia appannaggio di “pochi eletti” dotati di senso estetico, doti artistiche e particolare sensibilità.

La nascita delle discipline psichiatriche porta ad una nuova svolta, e soprattutto ad un nuovo rapporto tra arte e interiorità, arte e disagio mentale: gli psichiatri notano la necessità dei loro pazienti di esprimersi attraverso il prodotto artistico, che diventa importante strumento estetico e diagnostico. E così medici come l’italiano Cesare Lombroso o i francesi Tradieu e Simon cominciano a studiare la produzione artistica dei loro pazienti, diventando dei precursori dell’arteterapia.

Durante la Rivoluzione Industriale, in Inghilterra, prese piede un approccio noto come “terapia morale”: i pazienti con disturbi mentali venivano accolti in rifugi in campagna e qui ricevevano cure e assistenza e svolgevano attività artistiche come la pittura, scultura e musica. Fu in uno di questi rifugi che Vincent Van Gogh trascorse buona parte della sua esistenza.
Ma è il ‘900 il secolo in cui si colloca la nascita vera e propria dell’arteterapia. Già con la psicoanalisi, e in particolare con Freud, l’arte comincia ad avere un ruolo preponderante nello studio del sè e nella risoluzione dei disagi. Lo stesso Freud considerava il prodotto artistico come lo specchio del mondo interiore e come strumento essenziale per uscire dalla nevrosi, in quanto consente al paziente di tradurla in fantasia e non in sintomi.

L’attenzione all’immaginario che si trova alla radice dell’esplorazione dell’inconscio collettivo sta anche alla base dell’interesse per l’arte e la creatività.

C.G.Jung si inserisce in modo significativo nel dibattito sulle relazioni tra psicologia e arte. Per Jung l’opera d’arte è una produzione che va oltre l’individuo poiché il suo significato non è rinvenibile nella condizione umana che lo ha prodotto. La vera opera d’arte trae il suo significato particolare dal fatto che è riuscita a liberarsi dalla stretta e dall’ostacolo di quanto è personale, lasciando lungi da sé ogni elemento caduco e contingente dalla pura personalità”. (Qua dove si aprono le virgolette?)

Margaret Naumburg, psicoanalista e seguace di Freud, considerata la fondatrice dell’arteterapia in America (Art Therapy), scrive: “il processo dell’arte terapia si basa sul riconoscere che i sentimenti e i pensieri più profondi dell’uomo, derivati dall’inconscio, raggiungono l’espressione di immagini, piuttosto che di parole”. Tali immagini esprimono i conflitti e in questa nuova veste appaiono più comprensibili, e quindi più facilmente risolvibili. La relazione terapeuta-paziente gioca un ruolo importante nel processo terapeutico e il prodotto artistico diviene lo strumento che rafforza tale relazione.

La Naumburg vede l’arte come scopo terapeutico, cioè lo strumento per accedere al nostro inconscio e per comprendere in maniera istintiva sia il problema che la sua soluzione.
Un’altra fondatrice dell’Arteterapia, Edith Kramer, contemporanea della Naumburg, considera l’opera d’arte come un “contenitore di emozioni” e l’atto stesso del creare come terapeutico di per sé. Nell’orientamento di Edith Kramer (artista e arteterapeuta, che già dagli anni ’’30 e ’’40 ha praticato da iniziatrice questo approccio), l’arte come terapia viene concepita come mezzo di sostegno dell’Io, ed espressione del Sè, in grado di favorire lo sviluppo di un senso di identità e promuovere una generale maturazione ed integrazione.

Oggi l’arteterapia è una comprovata disciplina essenziale per lo studio del sé e il superamento dei conflitti inconsci. Punti di riferimento sono le continue ricerche e gli studi intrapresi negli Stati Uniti, in Inghilterra e in Spagna.